E se domani fosse un giorno qualsiasi di 20 anni fa. Cosa accadrebbe se decidessimo di andare a fare foto in giro per la nostra città? Quali azioni condizionerebbero il nostro modo di fotografare in una epoca in cui il digitale non è ancora diffuso?
Dovremo prima di tutto andare a comprare un rullino, e qui le prime scelte: bianco e nero o colori? Quale sensibilità ISO della pellicola scegliamo?
Dovremo avere una idea su cosa ci piacerebbe fotografare, capire se il colore o il bianco e nero si adattano di più alla nostra idea della giornata. Anche capire quale e quanta luce avremo a disposizione per la scelta della pellicola giusta non è banale.
Una volta caricato il nostro rullino in macchina, inizieremo a scattare. Ma avremo solo 24 o 36 scatti a disposizione. In digitale per esperienza comune 36 scatti si fanno mediamente in un’ora se siamo virtuosi. In pellicola ogni scatto invece diventerà prezioso. Ponderato. Non avremo la possibilità di rivederlo e correggere il tiro. Nello stesso tempo probabilmente fotograferemo solo le 2-3 situazioni che veramente ci convincono o ispirano, valutando molto bene da un punto di vista tecnico e compositivo cosa stiamo riprendendo.
Un rullino da 36 pose potrà durare anche un paio di mesi. Saremo condizionati dalla luce e quindi dalla sensibilità della pellicola che abbiamo caricato, dalla nostra voglia di fotografare, dal fatto che sviluppare le foto costa soldi. Spesso poi non fotograferemo perché il rullino iniziato che abbiamo in macchina non è adatto.
Terminato finalmente il rullino, in un tempo che oggi neanche immaginiamo possibile per soli 36 scatti, lo porteremo a sviluppare e ci comunicheranno di passare dopo 3-4 giorni. Ed inizierà la fase dell’attesa, delle aspettative e dei ricordi. Anche perché ricordare il contenuto di tutte quelle 36 foto sarà impresa ardua.
Al ritiro delle foto, se non ce le saremo sviluppati da soli, vedremo il risultato dei nostri sforzi di immaginazione. A differenza del passato oggi con il digitale non abbandoniamo mai il nostro prodotto fotografico. Le foto sul visore ci accompagnano per tutta le nostre vacanze, continuiamo a vederle e rivederle, non staccandoci mai da quanto avvenuto. In pellicola questo non succede: dopo ogni scatto dimentichiamo il reale e abbiamo solo un vago ricordo di sensazioni vissute, che ritroveremo nella loro pienezza solo quando svilupperemo le foto.
Le foto, inoltre, saranno oggetti concreti: stampate, possono passare fisicamente di mano in mano, le possiamo regalare dando valore a questo regalo.
E ovvio che chi lavora oggi con la fotografia difficilmente tornerà indietro alla pellicola, il digitale permette di non sbagliare lavori, non avere l’ansia su quali effettivamente saranno i risultati, tutto è lì sul visore della nostra macchina. Possiamo consegnare le foto velocemente ed inviarle via posta elettronica dall’altra parte del mondo. Lo stesso vale per i fotografi per i quali la macchina fotografica è solo una passione: si risparmia sui costi di pellicola e di sviluppo, si impara immediatamente dai propri errori, c’è la possibilità di ripetere le foto sbagliate o scattare finché statisticamente non si ottiene la foto buona.
Per fortuna la pellicola non è ancora morta e domani possiamo sceglierla ancora, assaporando tutte le sensazioni dimenticate o completamente nuovo descritte sopra. Per ogni fotografo e per la sua fotografia il ritorno al passato può essere una esperienza illuminante da riscoprire. Ci si può sorprendere di quanto può essere importante un solo singolo scatto, e come possiamo fare foto con l’impatto visivo di Instagram, senza filtri digitali ma solo scegliendo la pellicola giusta.
Ormai macchine fotografiche che costavano uno o due milioni di lire si trovano usate a poche decine di euro. Rispolveriamo, se le abbiamo, le nostre vecchie reflex di famiglia e proviamo a ripensare per un giorno la fotografia in maniera differente.
Ci sono ancora molti appassionati che scattano in pellicola, sentendosi a torto o ragione speciali e differenti dalla grande massa di fotografi, o perché non l’hanno mai abbandonata o perché l’hanno scoperta dopo l’avvento del digitale. Ma attenzione, la sola decisione di scattare in analogico, non renderà migliori delle foto banali, così come l’uso massiccio del fotoritocco digitale non renderà da solo una foto bella. In fotografia si può e si deve sempre mostrare che quello che vince non è il mezzo ma l’occhio, e che uno scatto sentito e ragionato può essere speciale, sia in digitale che in pellicola. Ma quest’ultima di sicuro, ci farà scoprire o riscoprire, la consapevolezza e la magia di quello che facciamo quando abbiamo una macchina fotografica tra le mani.
[Stefano Corso]
(Articolo pubblicato su Rainews – Fermo Immagine il 30-12-2013)