Partiamo da un principio generale che non sempre è conosciuto o riconosciuto: la condivisione delle proprio foto su internet non autorizza un qualsiasi uso da parte di chiunque.
Non sono mai stato un fotografo geloso dei propri lavori, non ho mai “sporcato” le mie foto con “watermark” o loghi o scritte. Di solito a chi mi chiede perché non lo faccia rispondo con un “tanto lo so che le ho fatte io”. Non è presunzione, ma un modo di condividere il proprio modo di vedere il mondo con gli altri, sperando che gli altri riconoscano quello che cerco di raccontare e possano sentire la foto propria da un punto di vista emozionale o comunicativo.
Per questo da sempre rilascio le mie foto su internet con licenza Creative Commons 3.0 (BY-NC-ND), queste possono essere liberamente utilizzate per scopi non commerciali, a patto che non siano modificate e sia mantenuto il nome dell’autore. Questo modo di comportarmi mi ha dato grande visibilità nel corso degli anni, poiché blog, siti web e persone a cui piacevano le mie foto le hanno potute liberamente condividere, aumentandone di conseguenza la diffusione internazionale.
Purtroppo però, la libera diffusione delle foto, seppur faciliti la promozione dei propri lavori comporta spesso la perdita di controllo sull’uso che di queste viene fatto. E’ l’altra faccia della medaglia.
Il tracciamento su internet delle immagini sta diventando sempre più facile ed efficace. Google Immagini, per esempio, può dare supporto nella ricerca di usi non autorizzati, in cui magari non compaia neanche il vostro nome. Caricando una immagine o inserendo la Url sul motore di ricerca di Google potete visualizzare i siti in cui compare la vostra immagine, inclusi soprattutto quelli che non conoscete.
Come fotografo professionista, che basa la promozione e la diffusione delle sue immagini anche sulla buona fede del prossimo, divento molto severo quando qualcuno tradisce la mia fiducia e faccio in modo di perseguirlo anche ricorrendo a tutela legale e richiedendo dei risarcimenti se riscontro un danno per il mio lavoro.
E allora che fare?
Solitamente come primo passo scrivo in maniera ferma ma cortese a chi scopro utilizzare le mie foto in maniera illecita, chiedendo ragione di questo utilizzo e dimostrando che sono l’autore della foto. Se ottengo risposta cerco di trovare un accordo più o meno bonario che tenga conto della violazione e della cortesia della risposta dell’altra parte. Il tutto piu’ delle volte si risolve con la rimozione delle foto dal web, con un aggiunta di crediti e di un corrispettivo di mercato o in alcuni casi di un risarcimento concordato per il danno subito.
Se non ottengo risposta o ottengo risposta negativa, fare scrivere dall’avvocato è un buon inizio, andare in giudizio l’ultima ratio.
Tra i tanti casi che mi sono successi in questi anni emblematico è quello accaduto nel dicembre 2012 e conclusosi dopo una battaglia legale di 9 mesi solo in questi giorni.
A fine novembre 2012 scopro, proprio tramite Google Image, che una delle più importanti case editrici greche, la Kastaniotis Editions, sta usando una mia foto come copertina di un libro uscito nel 2011 e in lizza per il Premio di Stato Greco della Letteratura 2011 indetto dal Ministero della Cultura greco.Consultando il catalogo della casa editrice scopro un’altra mia foto utilizzata per volume uscito la settimana prima. In entrambi casi, tra l’altro, nessuno dei due libri riportava il mio nome come autore della foto.
Scrivo alla Kastaniotis chiedendo spiegazioni, non ricevo risposta. Decido quindi di interessare il mio avvocato e procedere ad una richiesta di provvedimento cautelare d’urgenza presso il Tribunale di Roma – Sezione Proprietà Industriale e Intellettuale, per ottenere il sequestro delle copie del libro e il riconoscimento del mio diritto d’autore.
Ottengo in questo caso risposta quasi immediata dal legale in Grecia della Kastaniotis che imputa il danno alla società di grafica che si occupa delle copertine per la casa editrice, la Egreen, con cui hanno un accordo perchè gli fornisca immagini con obblighi di diritto d’autore già assolti.
Nel frattempo la Kastaniotis procede alla sostituzione di entrambe le copertine con nuove immagini. E si costituisce in udienza qui in Italia.
Il procedimento cautelare d’urgenza, di per sè rapido sul territorio italiano, si scontra con i tempi di notifica internazionali verso la Grecia, nella fattispecie cinque mesi: il Tribunale di Roma si pronuncia quindi a luglio con un decreto (qui allegato), rilevando sia la violazione del diritto d’autore sia l’impossibilità di procedere al sequestro avendo la casa editrice cambiato nel frattempo le copertine, rigettando comunque tutti i punti di difesa della casa editrice e condannandola alle spese legali, in attesa di un giudizio di merito per il risarcimento del danno.
Nel settembre 2013 raggiungo un accordo transattivo con la stessa casa editrice per evitare il giudizio di merito nei loro confronti e ulteriori lungaggini processuali. A a seguito dell’accordo inoltre la Kastaniotis pubblica in data 30 settembre sul suo sito web sempre a titolo risarcitorio un comunicato in cui viene raccontato l’accaduto:
“Due libri con copertine nuove – Informiamo i nostri lettori che a partire dalla loro seconda edizione i libri di Maria Kougioumtzi “Perché fa così freddo in camera tua?” e di Giorgos Kakouros “La crepa” saranno disponibili con nuove copertine (rispettivamente, link copertina Kougioumtzi e link copertina Kakouros). La modifica è dovuta al fatto che sono state scelte per la prima edizione dei libri due fotografie, le quali, come siamo stati informati successivamente, non erano libere da diritti d’autore. Entrambe provengono dal lavoro del premiato fotografo italiano Stefano Corso. Per maggiori informazioni potete visitare il suo sito personale: https://www.stefanocorso.com”
Per fortuna negli ultimi anni, soprattutto in Italia, tra quotidiani, riviste e case editrici si sta diffondendo sempre di più la cultura del valore della fotografia e della tutela dei suoi autori. Specie quando gli autori omaggiano una foto (thought4you). Questo anche per l’opera di “educazione” che viene costantemente fatta non solo da fotografi professionisti ma anche da fotografi amatoriali che sempre più bacchettano, a tutela del proprio lavoro, chi ha la responsabilità oggettiva dei propri editor, collaboratori o grafici…. come nel caso della casa editrice greca.
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